lunedì 21 gennaio 2013

Il fiume SARNO, quello che nasce pulito e finisce in mare non sporco, ma di più…

Sin dagli anni Sessanta, il fiume Sarno è sotto osservazione dal punto di vista ambientale e questo ha permesso di accertare in che grave stato di inquinamento si trovi ancora oggi nonostante le attenzioni ed i soldi che siano stati “sperperati” durante il corso dei decenni.

In effetti, solo nell’ultimo ventennio, tra i primi interventi di bonifica e gli ultimi che hanno riguardato il fiume Sarno, lasciandolo ancora inquinato in maniera preoccupante, ci sono stati interventi per circa 600 milioni di euro spesi.
Il Sarno scorre lungo un percorso di circa 24 km ed attraversa buona parte del territorio centrale della Campania che comprendente 38 comuni, tra le province di Avellino, Napoli e Salerno, un bacino altamente popolato, con una vocazione ad origine agricola ma con una forte presenza di industrie, a partire da quelle conciarie a quelle agro-alimentari.
La qualità del fiume non è dovuta solo al suo scorrere ma sopratutto da quello che riceve dalle acque dei numerosissimi affluenti minori e dei due affluenti maggiori, il torrente Cavaiola e il torrente Solofrana che, probabilmente, ancora oggi è quello che apporta più materiale “inquinante” all’interno del Sarno.
Inoltre dobbiamo tener conto anche dell’intensa urbanizzazione del territorio, che spesso sversa anche liquami provenienti da civili abitazioni e dell’uso, ancora oggi, indiscriminato, di fertilizzanti ed antiparassitari in ambito agricolo, che, insieme a scarichi industriali nocivi, vanno a contribuire all’inquinamento, non tanto della superfice, ma del letto dello stesso fiume, rendendolo pericolosamente utilizzabile per quello che poteva essere la sua naturale vocazione irrigua.
Ovviamente, la pessima qualità dell’acqua provoca, come si è visto anche da indagini epidemiologiche, l’aumentate, nell’are di bacino, di patologie veicolate tramite gocce aereosolitiche e l'ingestione diretta o indiretta delle acque del fiume.
La cosa grave è che quest’emergenza “inquinamento” sembra essere eterna, nonostante i centinaia di milioni che sono stati spesi per una iniziale bonifica di questo fiume, che appunto nasce a Sarno limpido e pulito da ogni inquinamento e che subisce durante il suo corso, lasciandolo, dall'ormai 1995, in stato di emergenza per vari motivi.

“Secondo uno studio di Legambiente Campania, tutt’oggi, solo il 40% del carico inquinante del territorio viene trattato, il restante 60%, invece, continua a finire dritto dritto nella rete fluviale o a mare. Una vera e propria bomba ecologica!”
 
L’intero ciclo di bonifica/trattamento è messo in crisi non solo per il continuo sversare abusivo ma anche dal fermo del completamento e/o adeguamento di alcune reti fognarie che interessano comuni con grandi densità abitative come quelli di Nocera inferiore, Scafati e Boscoreale oltre la rete di collettori incompleta o non funzionante di alcuni comuni dell’area in provincia di Napoli, quali Gragnano eTorre del Greco dove si pensa che al momento si scarica ancora in mare.

“Come esposto da Giancarlo Chiavazzo di Legambiente, non sono state ancora completate alcune reti fognarie, in particolare in diversi Comuni del Medio Sarno (Pompei-81%, Ottaviano-82%, Poggiomarino-64%, San Giuseppe Vesuviano-98%, Sant'Antonio Abate-75%, Striano-95%, Angri-55%, Castel San Giorgio-42%, San Valentino Torio-88%, Sarno-50%) e in quelli di Foce Sarno (Castellammare di Stabia-40%, Gragnano-63%, Pimonte-40%, Santa Maria la Carità-90% e Torre Annunziata-5%)”.
 
“Sono ancora al palo diversi interventi di completamento dei collettori e anche in questo caso riguardano una parte dei Comuni del Medio Sarno (Pompei-10%, Ottaviano-94%, Poggiomarino-94%, San Giuseppe Vesuviano-94%, Striano-94%, Terzigno-94%, Angri-10%, Corbara-10%, San Valentino Torio-94%, Sarno-94%, Scafati-10%) e addirittura tutti quelli di Foce Sarno (Boscoreale-99%, Boscotrecase-99%, Casola-77%, Castellammare di Stabia-77%, Gragnano-77%, Lettere-77%, Pimonte-77%, Santa Maria la Carità-77%, Torre Annunziata-99% e Trecase-99%)”.

Infine, c’è da sottolineare che ancora ci sono depuratori in fase di completamento, in particolare quello di Castellammare di Stabia (Na).

Ciò nonostante si continuano a stanziare fondi per completare la cosiddetta “riqualificazione e recupero del Fiume Sarno”, tant’è che l’anno scorso è stato emanato il crono programma dei lavori che dovrebbero concludersi nel 2015, per una spesa complessiva di 217,5 milioni di euro, di cui 201 milioni a valere sui fondi europei e i restanti a carico di Palazzo Santa Lucia che ha accelerato lo svolgimento anche a seguito delle esondazioni che ci sono state negli ultimi due anni.

“Il cronoprogramma dei lavori prevede la spesa di 205 milioni entro il 2015. Con l’approvazione del preliminare si avviano anche le procedure di esproprio e la redazione del progetto definitivo”, ha concluso Cosenza “Uno dei più importanti investimenti europei di riduzione del rischio idrogeologico che ci consentirà di risolvere in via definitiva il problema delle esondazioni del fiume Sarno.” 

Così l’assessore alla Protezione civile e alla Difesa del suolo della Regione Campania Edoardo Cosenza commenta l’approvazione da parte della Giunta del progetto preliminare e la ratifica del protocollo d’intesa che regola i rapporti tra Regione Campania, l’Agenzia regionale per la Difesa del suolo (Arcadis), che è il soggetto attuatore, e l’Autorità di Bacino del Sarno.

Il progetto preliminare – spiega l’assessore Cosenza – consta di 500 tavole e ha ottenuto, tra l’altro, anche il parere positivo della task-force del Ministero per la Coesione territoriale. Prevede la realizzazione di 23 interventi, il più importante dei quali è la creazione della seconda foce di sbocco a mare del Sarno. Nel complesso, una grande opera di messa in sicurezza dei territori di un’area molto sensibile al dissesto idrogeologico, che si estende su 35 comuni di 3 province per ben 800 mila abitanti, ed è di particolare pregio per la produzione agroalimentare”.

In effetti, con tali opere si procederà soprattutto ad una sistemazione idraulica, ma certamente poca “riqualificazione ambientale del fiume” e della sua rete di affluenti che necessiterebbero invece di “veri interventi di bonifica” con recupero anche delle aree agricole destinate a coltura di prodotti che una volta erano fiore all’occhello di questa valle, tra cui il “pomodoro San marzano”.

Insomma tra il necessario ed il fare c’è sempre prima lo “sperperare” ed il “superficiale” forse per non mai “completare” quello che invece potrebbe “rivitalizzare” le Nostre Terre!








Nessun commento:

Posta un commento